Barbieri, un nome, una famiglia, una mission che è legata al gusto e all’ospitalità. Il nome della famiglia Barbieri che ad Altomonte, provincia di Cosenza, gestisce l’omonimo hotel, ma soprattutto il ristorante guidato dal padre Enzo, rinomato agrichef, è un punto di riferimento per il Sud e non solo, annoverato su tutte le guide più importanti, Michelin compresa. Eccellenza nell’Accoglienza, sembra una rima banale, ma qui è davvero ben espressa nella realtà dei fatti.
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere virtuali con la famiglia Barbieri affrontando i temi clou di questa stagione pandemica, dal lockdown alle misure intraprese dal Governo per la cosiddetta “fase 2”.

Turismo di prossimità con a tema il cibo
Il settore del turismo è un settore fondamentale per tutta la nazione, non solo per il Meridione. Abbiamo cercato di capire, con loro, il ruolo che l’enogastronomia e gli itinerari del gusto possono avere nello sviluppo delle aree interne, della Calabria nel nostro caso, per combattere il loro declino e pensare a come riorganizzarsi partendo dalla specificità delle risorse disponibili per finire alla progettazione di itinerari per la fruizione del turista. Il settore degli eventi enogastronomici è stato il più colpito, con la ristorazione, dalla pandemia. Dobbiamo riscoprire il turismo di prossimità con motivazione food per resistere alla crisi. Tornare a un turismo rurale ed esperienziale. Sappiamo anche che non esiste un solo tipo di turismo, ma varie tipologie legate ai target di consumatori e delle strutture di ricezione. Diviene così necessario ragionare su quali possono essere le diverse reazioni che le diverse realità turistiche potranno e dovranno mettere in atto per riprendere l’esercizio della loro attività. Parlando con la famiglia Barbieri abbiamo voluto raccontare come un marchio di qualità ha affrontato le difficoltà della pandemia, del virus e di come voglia convogliare la sua forte intenzione per la Ri-Partenza.
Lockdown, emergenza, ri-partenza, di cosa abbiamo parlato con Laura Barbieri e la sua famiglia

Come avete affrontato la prima ondata emergenziale, causa COVID 19?
“Abbiamo rispettato tutte le norme della fase 1, chiudendo l’azienda il 9 marzo 2020 . Siamo rimasti a casa fino all’inizio della fase 2”.
Quali sono state le ricadute specificatamente per la vostra attività ed il vostro settore?
“Abbiamo subito un terrificante calo del fatturato, tradotto nell’annullamento di tutte le prenotazioni alberghiere, della cancellazione di tutti i gruppi: Saga Holidays (Inghilterra), Boscolo (Italia), Vademecum (Francia), Josh Gaspero (USA), annullamento delle attività di convegnistica (12 convegni annullati), rinvio al 2021 dei 70 matrimoni confermati per il 2020, annullamento della banchettistica legata ai battesimi, compleanni, lauree, comunioni e cresime, I° compleanni, pensionamenti, riunioni di famiglia, gite della domenica, Pasqua e Pasquetta, Primo Maggio, turismo scolastico, turismo delle manifestazioni enogastronomiche (sagre), annullamento degli eventi legati allo street food”.
Nel vostro caso hanno funzionato le misure governative (cassaintegrazione, scontistica mutui, contributo da 600 euro)?
“Abbiamo utilizzato le misure governative, nella fattispecie: Cassa Integrazione, sospensione dei Mutui tramite la moratoria, richiesta del contributo dei 600€ (su 5 domande, solo 3 concesse). Il loro contributo però, non è stato sufficiente a sopportare tutta una serie di impegni programmati precedentemente, agli alti costi fissi, al pagamento delle utenze, al pagamento delle rateazioni in corso con l’Agenzia delle Entrate, abbiamo dovuto ricorrere a riserve proprie che ci faranno traghettare fino alla riapertura del 1 Giugno, da lì in poi, viste anche le nuove disposizioni del prossimo decreto, sarà molto difficile resistere, ma stiamo mettendo in campo una serie di iniziative, che sono sicuro ci aiuteranno a superare queste difficoltà”.
Come state riprogrammando la ripartenza e quali scenari vedete all’orizzonte?
“Ci stiamo organizzando al meglio per tutelare la salute dei clienti, dei dipendenti e la nostra in primis, ma districarsi nella grande confusione nazionale, vedi mancanza delle linee guida per il nostro settore, quelle sancite al momento sono talmente rigide e illogiche che costringeranno la totalità dei ristoranti a restare chiusi , noi per fortuna abbiamo grandi spazi sia all’interno che all’aperto, dove oltre che organizzare i tavoli nel migliore rispetto del distanziamento sociale, potremo trasferire ai nostri clienti delle esperienze legate al contatto con la natura e al panorama ed alla piacevolezza, che la nostra struttura riesce a donare a chi la vive. Naturalmente la nostra attenzione si concentrerà su un turismo di prossimità ed esperienziale, tramite i nostri contenuti di identità, tradizione, genuinità, autenticità e sperimentazione , vedi per esempio il potenziamento dei corsi di cucina che già da anni proponiamo alla nostra clientela, ma che adesso verranno proposti sotto una nuova veste, quella ai tempi del COVID-19”.
A vostro avviso, da imprenditori affermati sul campo, come ha impattato la pandemia sull’economia regionale calabrese?
“Penso che l’impatto sarà devastante, per cominciare dal crollo del turismo internazionale, ma non meno quello legato al wedding, banqueting e catering, penso soprattutto a tutti quei colleghi come noi, che hanno strutture concentrate sull’economia degli eventi, e che si sono visti rimandare o annullare tutta la programmazione fino a fine anno, ricordiamoci che viviamo in una regione dove festeggiare il matrimonio è ancora un fenomeno molto frequente, è uno status sociale necessario ed appagante, tutta la filiera legata a questo prodotto per quest’anno è compromessa, quindi ritengo che le cadute saranno preoccupanti”.
Il Sud e la Calabria nello specifico sono in grado di uscirne, hanno gli anticorpi giusti?
“Sicuramente ne usciremo, noi uomini e donne del sud siamo abituati a soffrire, e le nostre antiche origini hanno impresso nel nostro DNA quegli elementi giusti per fronteggiare questo momento durissimo, e poi noi le fabbriche non le abbiamo mai avute, quindi riusciremo, ci aiuterà in primis la nostra conformazione geografica unica, la salubrità dell’aria e la qualità dei nostri prodotti”.
Al di là di un sostegno economico da parte dello Stato quali sono gli strumenti e le iniziative necessarie più utili per la Ri-Partenza in generale e specificatamente nel vostro settore?
“Sicuramente gli aiuti economici saranno necessari e spero che ne arriveranno di veri e sicuri, ma ricordiamoci che siamo in Italia e l’arte di arrangiarsi ci contraddistingue sempre, ma come dicevo prima, ritengo che il settore dell’enogastronomia dovrà concentrarsi sulla persona, sui bisogni primari legati all’anima, dopo uno shock psicologico come quello di una pandemia, dovremmo, come ci ha insegnato il coronavirus, a rispettare di più l’uomo, la natura, gli affetti e le piccole cose che prima forse avevamo perso un po’ di vista”.
Quali saranno le professionalità più importanti e richieste per questa Ri-partenza?
“Penso che le figure necessarie siano: in primis quelle cariche di conoscenza del territorio, permeate di passione per quello che fanno e che per farlo abbiano quella abnegazione che va al di là del profitto e del tempo libero, e poi a seguire quelle figure con una grande esperienza, acquisita “sul campo”, che abbiano gli strumenti per relazionarsi con una nuova tipologia di cliente, che ha paura di contagiarsi, che vuole quelle garanzie di qualità e di pulizia, che ha la necessità di sicurezza, che gli possono dare solo quei professionisti con storicità ed alta cultura e passione per il settore di appartenenza”.
È difficile parlare di smartworking per chi fa ristorazione, turismo e che basa la sua attività sul concetto di “esperienza”, però potrebbe essere un’occasione per ripensare alcuni tipi di servizi, come per esempio il cibo d’asporto. Avete pensato ad una eventualità del genere o ad altre simili?
“Per noi che viviamo piuttosto lontani dalla città, e in un piccolo borgo come Altomonte, dove non c’è la cultura del cibo da comprare e consumare a casa, il cibo d’asporto, non è la soluzione al problema, magari se vivessimo in centro a Milano sarebbe un’alternativa molto interessante ed appetibile”.
Turismo, la grande incognita. Oltre alla paura c’è un grande desiderio di evasione. È probabile che molti italiani che prima preferivano andare all’estero scelgano delle mete nazionali anche per la difficoltà di viaggiare e recarsi all’estero. Come si dovranno organizzare le attività nella nostra regione per poter intercettare questa domanda?
“Sicuramente avremo una concentrazione di italiani, sarà un turismo di prossimità e piuttosto veloce, quindi non semplicissimo da gestire, il problema più grande a mio avviso, sarà quello di coniugare le esigenze italiane a 360 gradi e di confrontarsi sulle politiche di prezzo, non dimentichiamoci che usciamo da un lungo periodo di ferma e che ci troveremo catapultati in una delle crisi economico/finanziarie più difficili dal dopoguerra in poi.
E quindi dovranno far collimare la qualità del servizio e del cibo, per esempio, con le difficoltà, a cui tutti noi ristoratori siamo abituati a vivere, e cioè qualità delle risorse umane, qualità delle competenze e soprattutto quelle fiscali”.
Ogni emergenza racchiude in sè un’opportunità. Il turismo in Calabria è sempre stato maggiormente un “turismo di ritorno”. Si può pensare qualcosa di differente? Se sì quali sono secondo voi i punti su cui puntare per cambiare questa strategia?
“Nell’immediato, sarà come dicevo prima, il turismo di prossimità quello che bisognerà saper gestire al meglio, e quindi concentrarsi sulle piccole cose, quelle semplici ma cariche di identità ed esperienza, noi stiamo preparando per i nostri clienti dei pacchetti, che prevedono la prima colazione in campagna all’alba per ammirare lo spettacolo del sole che sorge dalle acque del Mar Jonio, oppure l’antico gesto di mangiare i gelsi all’albero e poi raccoglierli con il panierino. Ecco queste sono solo alcune delle idee che abbiamo pensato di attuare per ospitare questa nuova forma di turisti”.
Questa situazione ha mostrato molte debolezze del nostro sistema produttivo. C’è la necessità di ricostruire una filiera produttiva in molti settori. Il turismo è sempre stato un settore chiave per questa regione e in generale per tutta l’Italia. Non pensate che sia il momento di ripensarlo in maniera più allargata, includendo anche un coordinamento con altri settori, come l’industria della cultura, l’intrattenimento e la convegnistica per esempio, e con l’aiuto maggiore degli strumenti del marketing e della comunicazione per renderlo più forte in altre situazioni di difficoltà? Quale dovrebbe essere il ruolo delle istituzioni in questo caso?
“Questa sorta di coordinamento interculturale, che vede il sovrapporsi di diversi settori con l’aiuto delle più moderne tecniche di marketing e di comunicazione, per Noi di Altomonte, paesino nato dalla geniale lungimiranza politica dell’Onorevole Costantino Belluscio, è quasi innato e mi spiego meglio.
Sin dagli anni 70 Belluscio, sindaco di Altomonte, ha saputo sovrapporre cultura, turismo di qualità, turismo dell’accoglienza ed esaltazione dei territori, con il nascente turismo calabrese; ma soprattutto ha dato libertà di espressione ad un imprenditore illuminato come nostro padre, che ha saputo cogliere la meravigliosa opportunità che la politica dell’epoca gli stava concedendo, per realizzare un sogno, che era ben scolpito nella lucida mente di un giovane ristoratore, sogno che ha portato l’azienda Barbieri fino ai nostri giorni, e dove, nell’arco di 50 anni, non solo ha saputo gestire al meglio il passaggio generazionale, non solo ha inculcato in noi figli il concetto di restare nella nostra terra, aspra e difficile, ma soprattutto ha saputo consegnarci quegli strumenti ,che oggi ci serviranno a superare le gravi problematiche che una pandemia globale ha creato.
Concludo affermando che, le istituzioni regionali dovranno coordinare le risorse culturali, quelle umane, quelle del marketing innovativo, quelle delle tecniche di comunicazione e quelle finanziarie, affinché venga superata questa difficile prova”.
Hotel Barbieri (credits photo Imbrogno Comunicazione)