Storie di lockdown in terra di Puglia

Narrare il lockdown vuol dire addentrarsi in un ginepraio di storie da cui vorresti uscire il prima possibile. Voci tese, visi cupi, parole che stentano inizialmente ad uscire fuori ma poi fluiscono. E a volte fanno male. Un primo fotogramma dell’imprenditoria pugliese ai tempi del Covid-19 non poteva che essere colto in due dei settori trainanti della regione, agricoltura e turismo. Un comparto, quello agricolo, rimasto in attività seppur tra mille difficoltà e timori. Anno zero invece per il turismo, le cui prospettive non sembrano essere purtroppo rosee e che aspetta sostegno e supporto dallo stato.

Fra adeguamenti alle nuove normative e DPI la nostra attività è andata avanti anche durante il lockdown” ci ha raccontato Pierfrancesco Marchitelli, titolare della Agriquality di Ginosa (TA). Imprenditore under 40, una solida tradizione agricola famigliare alle spalle, Pierfrancesco è uno di quelli che non ha chiuso. Anzi, ci dice, il lavoro è praticamente aumentato ma di pari passo con i problemi.

“La nostra azienda ha 40 dipendenti normalmente, numero che raddoppia durante i picchi di lavoro. Capite bene che gestire il personale, le turnazioni, la raccolta e il magazzino con la minaccia di un virus invisibile che ti grava sulle spalle è stata cosa complicata. Eravamo tutti preoccupati, impauriti, disorientati”. Il mercato ortofrutticolo languiva, nel periodo pre-pandemia, e paradossalmente l’aumento della richiesta e l’adeguamento dei prezzi ha permesso alle aziende del settore di tirare un piccolo sospiro di sollievo. All’inevitabile impennata dei consumi ha fatto seguito un miglioramento settoriale, ma i problemi restano e l’incertezza post Covid-19 è lì che aspetta sulla riva del fiume. “Non sappiamo cosa succederà – conclude Pierfrancesco – siamo andati avanti con le nostre forze finora e non abbiamo visto alcun aiuto. Alcuni imprenditori che conosco hanno preso le 600 euro, ma attendiamo una strategia specifica per questa Fase2 e per tutte le altre fasi che si susseguiranno”.

L’altra faccia della stessa medaglia la scovi in un agriturismo adagiato nelle campagne di Noci (BA), La Gatta Matta, che affianca alla tradizione del turismo enogastronomico la fattoria didattica, mostre di artigianato, concerti, eventi. Antonia De Palma, veterinaria con la passione per la campagna, è una delle due proprietarie che hanno deciso di investire nel turismo. “Abbiamo aperto nel 2019 – ci racconta – e in nemmeno un anno di attività i nostri numeri erano in forte crescita. Prodotti bio, eventi e accoglienza come solo i locali a conduzione familiare possono garantire erano i nostri punti di forza. Poi è arrivato il lockdown, ed è cambiato tutto”.

La Fase 1 ha costretto alla chiusura e allo stop di tutte le attività, mettendo letteralmente in ginocchio un settore che nella sola provincia di Bari conta 1.856 strutture pari al 12% dei posti letto regionali[1] con un’incidenza sul Pil pari a quasi il 9%. “Noi attendiamo di riaprire, seppur con tutte le difficoltà e le procedure da seguire, abbiamo tenuto duro e cercheremo di affrontare i prossimi mesi vedendo cosa si può recuperare in termini di prenotazioni”. Nel mentre l’assessore regionale Capone ha annunciato nei giorni scorsi tavoli tematici per la ripartenza turistica in Puglia e il decreto del governo nazionale sembra stia per essere approvato. “Noi non abbiamo ricevuto alcun aiuto – chiosa Antonia – speriamo di vedere misure concrete nelle prossime settimane altrimenti per moltissimi sarà una catastrofe”.

Francesco Ratti

Coordinatore Regionale Puglia

[1] https://www.agenziapugliapromozione.it/portal/documents/10180/4857689/Report2020