“Nostos”. Il concetto di ritorno nel progetto dell’architetto calabrese Francesca Felice
Tornare a una vita dai ritmi lenti, ripopolare i centri storici, la terra, le origini, l’identità e il concetto, sempre più sviluppato, di deurbanization
DEURBANIZATION e Nostos. Il progressivo abbandono delle metropoli e il “ritorno”.
Due concetti, due termini, due immaginari distanti per etimo ma uniti dall’intento.
Il fenomeno della deurbanization, accelerato dalla pandemia, è sempre più evidente negli USA dove le metropoli del prossimo futuro potrebbero essere meno popolate, meno cosmopolite, meno globalizzate. Nostos parte dalla voglia di tornare ad un ritmo di vita lento, slow nei consumi e nello stile. Origini e radici. Terra da lavorare e ripopolamento dei centri storici che muoiono per disamore e spopolamento. Non è solo tornare a casa fisicamente, ma anche mantenere la propria identità al momento del ritorno.
Nostoς è un progetto di ampie e avanguardistiche vedute pensato, messo su carta e avviato da Francesca Felice, architetto urbanista calabrese. Il progetto nasce per contribuire alla creazione di una rete di alberghi diffusi che possano essere rampa per il rilancio delle aree storiche delle città. Ma ha, in previsione, molteplici sviluppi. Perché ristrutturare gli edifici è il primo, necessario passo, ma da solo non basta. Bisogna conoscere lo stato dei luoghi e capire come renderli vivi e attivi. «Abbiamo realizzato diverse iniziative in questo senso. Mi piace citare le “invasioni dei centri storici“: associazioni, fotografi, artisti, architetti, geologi, insomma tutti coloro che vivono il territorio, invadono le strade del centro storico prendendo spunto da ciò che il centro offre. Case disabitate si trovano improvvisamente ad ospitare fotografi, designer e riprendono vita». Quindi mentre si avvia il progetto di ristrutturazione si stimolano attività culturali, ricreative, culinarie.
L’architetto Felice ha fatto di questo progetto, uno stile di vita, una scelta precisa e determinata: vivere in un centro storico del Sud Italia, a Rossano, area urbana del più vasto comune di Corigliano Rossano in provincia di Cosenza. Nostoς prende vita nel 2014 quando Francesca con il suo team inzia a mappare e censire una parte consistente dei centri storici calabresi, «Abbiamo schedato ogni singola abitazione monitorando il livello di “degrado” esterno, l’eventuale presenza di abitanti o lo stato di abbandono, il contesto generale e ambientale». Una fedele riproduzione del centro storico che coinvolge amministratori e abitanti del posto e mostra potenzialità e problematiche del comune in questione. Un’attività analitica di dati e di censimento delle singole abitazioni e dei singoli edifici dei centri storici con rilievo fotografico per avere un primo screening per la creazione di un database utile per il futuro.
«Siamo partiti con i comuni dell’entroterra e della Sila Greca, e stiamo lavorando ad un progetto innovativo nei comuni dell’Arberia. Ad oggi Nostos interessa numerosi comuni, essendo un work in progress è sempre aperto a nuove adesioni. Il progetto completo prevede tre fasi: lo studio analitico, i piani di ristrutturazione e recupero e i lavori veri e propr1111i».
L’intervista all’architetto Felice

Abbiamo intervistato l’architetto Felice in FASE 3 per capire con lei se e come la distruzione portata dal Covid 19 può contribuire a cambiare stili di vita, di pensiero e quale impatto crea o potrebbe creare sul turismo.
Quali sono le leve su cui puntate quando illustrate il progetto?
«L’approccio è sempre quello della “buona pratica”, puntare sul nostro territorio, la sua geografia, analizzando così i punti di forza e le criticità. Questo ci permette anche di trasformare le criticità in opportunità. Lo spopolamento dei centri storici è diventato una risorsa oggi con lo scenario venuto fuori con la pandemia, perché c’è una ricerca di vacanze ed esperienze che possano garantire le condizioni sanitarie migliori. Non è solo questo il caso, ma ce ne sono altri. Quindi se si fa un buon lavoro preliminare alla base, con un’analisi mirata, c’è la possibilità di poter trasformare certe caratteristiche che prima erano viste come negative in opportunità. Bisogna essere preparati ed essere pro-attivi rispetto agli scenari. Avere una mente aperta sul futuro. Nostos è infatti, oltre che una mappatura, anche un insieme di metodi di applicazione».
Secondo lei al Sud ed in Calabria c’è questa mente aperta?
«Qualcosa è certamente cambiato rispetto a quando abbiamo cominciato. Noi crediamo nel progetto, tanto che lavoriamo e viviamo in questo modo. Con la mia famiglia (marito e una bimba piccola, nda) abbiamo scelto di vivere nel centro storico di Rossano, proprio per essere coerenti con quello che proponiamo. Alcuni miei clienti si rivolgono a me, per attività di consulenza, proprio per questa mia precisa scelta. Tu diventi un esempio e gli altri comprendono che questo stile di vita è possibile. È una via praticabile».

La pandemia ha cambiato il modo di pensare al turismo? Come ha impattato sul vostro progetto che già implicava un ritorno ad un turismo lento e di prossimità?
«Noi in questo periodo di fermo, che poi fermo non è stato, abbiamo messo in circolo dei nuovi modi di vedere la Calabria, legati sempre all’idea di far ripartire l’economia della regione. La pandemia è stata utile per puntare su quello che prima era considerato negativo dagli altri. La nostra qualità della vita legata ad abitudini diverse non era compresa al centro-nord. Oggi questo è cambiato, cominciano a capirla, anche per il suo valore economico. Il ritmo lento e tutte le altre iniziative di Nostos, sia al livello materiale che immateriale, oggi non sono più rivolte alle nicchie più classiche, ma ad un pubblico più vasto, per esempio quello familiare. Genitori con figli piccoli si sentono più tranquilli a venire in contesti meno urbanizzati, con ampi spazi liberi, dove possono passare le loro vacanze in assoluta serenità e sicurezza. Assistiamo al nascere di nuovo scenari che aprono a possibilità concrete per le idee che ho esposto fino ad ora. Lo sforzo in più che dobbiamo fare ora è quello di rendere fruibili questo tipo di progetti. Parlando del territorio, in cui vivo e opero, penso al patrimonio, naturalistico, storico, archeologico preindustriale, ad esempio creare un sentiero che mostri ciò che resta della Valle dei Mulini. Il tutto anche alla luce delle recenti notizie che parlano di un Sud trainante nel settore turistico, come risulta da un’indagine realizzata da Demoskopica per conto conto del Comune di Siena sull’identikit del turista post-Covid. La Calabria si posiziona quinta meta tra le più appetibili. Un trend che dobbiamo assolutamente riuscire intercettare».
Le nuove tecnologie di comunicazione quanta importanza hanno nel progetto?
«Sicuramente sono degli strumenti che devono essere supportati da tanto lavoro e che possono aiutare con il supporto di istituzioni e di privati. Le abbiamo anche in parte sperimentate. Possono svilupparsi in corsa e riguardo le varie situazioni che si vanno a creare».
In spiaggia nei giorni post Covid 19
L’architetto Felice ha anche pensato ad una serie di accorgimenti base per accogliere in tutta sicurezza famiglie e bagnanti nelle strutture turistiche ricettive che stanno pensando a come riorganizzarsi. Una idea da attuare sulle spiagge per evitare l’effetto caserma dato da plexiglas o altre forme di distanziamento, con un obiettivo non solo tecnico e funzionale ma anche di approccio e di spirito: saper iniettare creatività, usare colori e praticare soluzioni rilassanti e gradevoli per condividere con l’ospite senso di comodità e non costrizione.
Una bellissima idea, quanto è effettivamente praticabile?
«Io ho dato un mio contributo con questa proposta visto il calo del turismo internazionale che ci sarà. Parlando con amici imprenditori abbiamo discusso della necessità di “reinventarsi”. Rispettando i protocolli di sicurezza noi possiamo creare delle aree, attraverso una serie di moduli per avere delle zone per le famiglie e per i gruppi che lì possono fare tutto, dal pranzo al resto delle attività. Si possono creare situazioni anche con materiali che non hanno costi molto alti».
Potrebbe essere un’idea che i Comuni possono adottare per le spiagge libere?
«Ci sono delle complicazioni per le spiagge libere. Io sarei per aumentare la superficie a disposizioni dei lidi perché vengono garantiti dei servizi. Certo tutto è fattibile se un comune si organizza. Naturalmente la creazione di queste aree garantirebbe una gestione più efficace e sicura».
In conclusione: Crisi che diventano opportunità
Crisi che diventano opportunità, questo lo spirito che anima Nostos in questa fase. La parola “opportunità” deriva dalla locuzione latina “ob portum”, verso il porto, che si riferisce ad un vento favorevole che permette alle navi di entrare in sicurezza nel porto. Un buon vento che si lega al concetto greco di νόστος, ritorno dal mare. L’epico ritorno a casa, via mare di un eroe.
«Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere “Superato”»
Lo diceva Einstein nel 1929, lo ripetiamo oggi qui in Coruslab, in comunione d’intenti con Nostos