Governare il Turismo dopo il lockdown

Tiziano Caudullo

L’emergenza ed il seguente lockdown causato dalla pandemia del Covid 19 è stato un momento molto difficile per tutto il Sistema Italia. Le istituzioni sono state le prime a dover rispondere alle esigenze di tutti i cittadini e visto le caratteristiche che ha il fenomeno ci sono dei settori che saranno sicuramente più penalizzati di altri a livello economico ed organizzativo. Proprio per questo abbiamo scelto di dialogare con Tiziano Caudullo, Assessore al Turismo del Comune di Corigliano Rossano, comune nato con un referendum alla fine del 2017 ed ufficialmente nel febbraio dell’anno successivo.  Una legge regionale sanciva così la creazione della città più grande della Calabria per estensione territoriale e la terza per numero abitanti. Corigliano Rossano è una creatura che sta muovendo i primi passi ed ora si trova ad affrontare una situazione un’emergenza così complessa. L’intervista è stata registrata poco prima che arrivasse la conferma della riapertura regionale del 3 giugno.

Come è stato l’impatto del Covid su Corigliano-Rossano?
Al livello cittadino tutto sommato ci è andata bene, soprattutto grazie al grande lavoro di squadra fra l’amministrazione e la rete delle associazioni, quindi il terzo settore. C’è stata molta disponibilità del volontariato, una grande mano da loro e dalla Protezione Civile. Grazie alla collaborazione con loro è stato possibile erogare determinati servizi in tempo con giusta tempestività e capillarità, sia per quanto riguarda la consegna dei bonus che per quanto riguarda la spesa. Sono rimasto piacevolmente sorpreso su come la popolazione ha compreso la situazione e grazie a questo siamo riusciti a contenere il problema. E’ stato un lavoro che ha preso giorno e notte, si vede anche dai comunicati del sindaco a mezzanotte. E’ stata una situazione che ci ha stravolto!

Le difficoltà di programmare

Piazza Steri – Corigliano Rossano

Veniamo al tuo settore di competenza, il turismo, settore strategico per questa neonata città. Come è stato l’impatto e come pensate di programmare la ripartenza?

Fino al 17 maggio vivevamo nell’incertezza. Adesso ci siamo risvegliati dal lockdown e dobbiamo impostare una stagione di totale ripartenza con delle regole per far ripartire il settore, per rigenerare il tessuto economico, ovviamente facendo osservare le norme per la salute e la sicurezza. Questo significa che comunque determinati servizi li devi offrire e deve cercare di supportare tutto il settore sia da un punto di vista di agevolazioni economiche, sia nel cercare di creare domanda. Allo stato attuale della situazione non c’è domanda. Noi dobbiamo comunicare il messaggio di venire qui perché c’è un indice di contagio oramai quasi zero. Abbiamo aria pulita e rispettiamo tutte le norme di sicurezza, quindi venite a passare le vacanze in maniera sicura da noi. Dobbiamo quindi stimolare la domanda, ovviamente offrendo determinati servizi. La prima domanda che viene è: qual è il tuo target? Tutti si stanno rivolgendo ad un turismo di prossimità perché c’è la paura che non si possa circolare in maniera libera e tranquilla per tutto il territorio nazionale (ricordiamo che l’intervista è stata registrata prima della conferma dell’apertura del 3 Giugno), io sono convinto di si, però non c’è ancora questa certezza! Insieme a quello di prossimità c’è anche quello di ritorno, cioè di tutti quelli che hanno le seconde case. Oltre questo c’è anche quello green, cioè quello ecosostenibile legato a chi ama l’ambiente. Noi qui siamo fortunati perché abbiamo mare e montagna. Dobbiamo però creare dei servizi per far emergere le aree montane ed il patrimonio naturalistico. Noi vogliamo individuare tutti i sentieri di montagna e farli conoscere sia alla popolazione locale e regionale che a tutti gli amanti del trekking nazionale.

Quanto sarà difficile pianificare la sicurezza sanitaria con il turismo?

Per quanto riguarda la ricettività noi abbiamo, dati del 2018, 126 strutture ricettive registrate, di cui 103 extra-alberghiere. Un tipo di ricettività che ci permette di favorire un tipo di turismo naturalistico o di tipo culturale, quindi non grandi villaggi o grandi hotel. Questo favorisce la gestione della sicurezza per il Covid. Parlando con gli operatori abbiamo registrato che non è tanto gestire la gestione della sicurezza nelle stanze il problema, ma nelle aree comuni e negli spazi di consumo dei pasti e dei servizi. Quest’anno noi puntiamo al turismo regionale e faremo delle campagne ad hoc. Noi poi abbiamo il problema del turismo sommerso, quello delle case private, che è fortemente legato al turismo di ritorno, soprattutto dalle regioni limitrofe ma non solo. Con la collaborazione del prof. Romita dell’Unical stiamo cercando di mettere adottare un sistema per tracciare il turismo nascosto.

Come è possibile far emergere il turismo nascosto?

Alcuni sistemi sono stati adottati nella zona di Praia a Mare nei primi anni 2000 e sono venuti fuori dei numeri davvero importanti, anche nell’ordine delle 150.000 presenze! Il nostro obiettivo è l’emersione di questo turismo sommerso, anche per capire quanto incide sul benessere dell’economia locale. Sapendo i dati reali noi prima cosa abbiamo una visione chiara della dimensione economica del turismo, in termine di consumi per programmare meglio tutti i servizi necessari per favorire il soggiorno dei turisti.

C’è anche il fattore dei mancati introiti per l’imposta di soggiorno o mi sbaglio?

Da quando mi sono insediato ho visto che noi dall’imposta di soggiorno percepiamo pochissimo. Lì l’unica cosa che puoi fare è aumentare i controlli sulle strutture ricettive, anche perché da noi è davvero bassa. Pensa che un comune come Cassano allo Jonio, che comprende il territorio di Sibari, incassa circa 800.000 euro dall’imposta di soggiorno. Manca poi una certezza delle regole, non abbiamo ancora indicazioni chiare dalla Regione a parte la dichiarazioni alla stampa. La Germania apre e già ha fatto accordi di promozione turistica reciproca fra regioni diverse delle varie nazioni, come con l’Olanda o la Croazia passando per l’Austria e la Slovenia.

 

Comprendere e creare la comunicazione e l’identità

Castello Ducale – Corigliano Rossano

Corigliano Rossano come comune è nuovo, quindi ha bisogno di un nuovo brand da creare. Cosa ne pensi?

Hai assolutamente regione. La collaborazione col prof. Romita e con l’ISES, istituto di scienze economiche e sociali, è nata proprio per questo. Noi dovevamo innanzi tutto creare una rete con gli operatori. Ci sono stati molti incontri negli anni, ma alla fine è mancata la perseveranza nel seguire questo obiettivo. Siamo mancati nel costruire una rete fra noi ed è questo il primo obiettivo per cui abbiamo chiesto un aiuto esterno, una rete fra gli stakeholder, poi secondo punto capire quali sono le loro visioni e tre stabilire gli asset su cui puntare, perché possono venire fuori cose nuove, come per esempio ora sta emergendo il turismo green. Individuati gli asset dobbiamo creare un brand, un logo e tutti gli elementi necessari. Prima però dobbiamo decidere quale sarà l’oggetto della comunicazione: Corigliano Rossano o magari un territorio più largo, come stiamo già pensando, cercando anche di ripartire da un brand esistente come la Sibaritide, già conosciuto, o di partire da uno più nuovo come per esempio la Costa degli Achei. Dobbiamo pensare ad una promozione di zona vasta che abbia i nostri elementi peculiari. Poi dobbiamo pensarlo anche per Corigliano Rossano. Questo si fa affidandosi a dei consulenti, a dei professionisti che abbiamo già esperienze importanti e che sappiamo cosa fare in questa situazioni e che riescano a vedere la questione in maniera meno influenzabile da interessi e questioni magari campanilistiche espresse anche in maniera inconscia da chi abita il territorio. Noi stiamo comunque affrontando anche la costruzione di una coscienza comune della città di Corigliano Rossano.

Credi che le smart technologies potranno aiutare questo processo?

Io credo che noi non siamo pronti per mancanza di professionalità e di preparazione del personale amministrativo. Abbiamo bisogno di una nuova preparazione. Io ho la delega alla digitalizzazione ed io sono per favorire ed integrare più servizi possibili al livello municipale, però non abbiamo pochissime risorse amministrative dedicate al nostro interno. Possiamo essere bravissimi architetti ma se non abbiamo i muratori non possiamo fare i palazzi. E’ necessario un team di nuove professionalità. Stiamo lavorando sulla mobilità green e sul miglioramento dei servizi dell’app del comune.

Sappiamo che anche la stagione degli eventi è completamente saltata. Ci saranno eventi in questa fase post – covid e soprattutto in che misura?

La regione abbiamo saputo che non farà bandi né darà contributi per eventi quest’anno, però noi faremo lo stesso degli eventi. Ci orienteremo sul cinema, sul teatro e qualche concerto di musica classica e jazz. Per le misure di sicurezza non potremmo fare le classiche sagre, anche perché la somministrazione del cibo a buffet è vietata fino al 31 luglio. I concerti non sono sostenibili perché possono farsi solo fino ad un massimo di 1000 persone e quindi si tratta di un determinato tipo di musica da fruire seduti. Punteremo su rassegne per non fermare comunque il turismo degli eventi che è importante anche per noi. La decisione però è quella di investire quante più risorse possibili per una campagna di promozione e marketing a medio-lungo termine, operazione che credo fondamentale.

Nelle lingue orientale crisi ed opportunità si dicono con lo stesso termine. Pensi che questa pandemia possa essere vista come un’opportunità?

Dove c’è crisi c’è opportunità. Sta nell’attitudine delle persone capire che questo è il momento di crescere e cambiare. Dobbiamo fare un nuovo discorso sul territorio per far capire che dobbiamo farcela tutti insieme, come la città unica che siamo.

 

Simone Corami

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