Didattica a distanza, per forza o per scelta?

Nella mia esperienza come Direttore di un corso superiore di design, mi pare che questa contingenza che ha imposto il lavoro (e la didattica) a distanza, possa costituire – oltre alla tragedia umana ed economica che rappresenta – per la scuola anche una imperdibile opportunità di svecchiamento generale, da cogliere per riprogettare il modo di fare formazione.

Innanzi tutto per dotarsi, al di là dello spontaneismo obbligato e virtuoso di questi giorni, di strumenti hardware e software e di tutto quanto occorre, per metterlo a disposizione costante dei docenti e degli studenti per gestire al meglio questi momenti di teledidattica che dovrebbero rientrare – a prescindere dall’emergenza attuale – all’interno di nuovi modelli didattici misti distanza/presenza, a mio avviso auspicabili.

Ovviamente andrebbero aggiornati anche i programmi didattici e individuate piattaforme e modalità comuni di cui servirsi per lezioni e riunioni in remoto con le relative policy e guide all’uso. Un minimo di standardizzazione insomma, oltre lo spontaneismo.

Cercare e perseguire soluzioni Open ed utilizzabili, progettando l’interazione con in mente direttamente le problematiche della didattica. Perché se è vero che oggi milioni di persone stanno utilizzando le varie piattaforme di collaborazione, è vero anche che l’interazione con piattaforme terze – a livello di licenza d’uso, di proprietà, privacy dei contenuti e di usabilità, presenta spesso problemi.

Mai come in questi giorni si è evidenziato che le persone che la compongono SONO la scuola, lo sono i docenti che l’hanno tenuta in piedi (e generalmente bene, anche grazie agli studenti) a forza di inventiva, disponibilità e mezzi personali.
Anche a costo di una spesso difficile ma necessaria riprogettazione dei loro corsi. Almeno questa è l’esperienza che abbiamo avuto all’ISIA Firenze, facilitati (forse) dal fatto di essere una realtà universitaria che si occupa da sempre di progettazione a tutto tondo.

Un’altra occasione da cogliere – a partire da adesso – è quella della sempre invocata ma mai attuata digitalizzazione di documenti, delle procedure, della gran parte della comunicazione e modulistica tuttora cartacea.

Il paese è indietro, le questioni burocratiche, gli esami, i verbali, la raccolta firme, tutte quelle cose (e sono tante) per le quali siamo ancora legati alla carta, devono essere affrontate con una semplificazione normativa e burocratica volta al digitale, che deve accompagnare il necessario svecchiamento tecnologico e intellettuale di chi ancora non ha compreso che le opportunità offerte possono essere tante e anche molto efficaci.
Basta volere e perseguire un Design per la Didattica.

Francesco Fumelli – ISIA Firenze